Classe 2^A
Scuola Secondaria "ANNA DE RENZIO"
Presentazione del libro di Roberto ALborghetti
(DE)GENERAZIONE DIGITALE
Bitonto, 19 Gennaio 2023
i nostri testi
Il nostro compito
Scrivi un testo, in digitale, in cui rifletti sulle tematiche analizzate nel capitolo 5 del libro "(DE)GENERAZIONE DIGITALE ed esprimi le tue opinioni, prendendo spunto dalle tue esperienze di videogioco: quale potrebbero essere, a tuo avviso, le soluzioni più idonee per risolvere il problema della dipendenza da videogiochi? Senti, in qualche modo, di essere o di essere stato dipendente da qualche videogioco? Racconta la tua esperienza e rifletti sulle corrette modalità per "gestire" i momenti di gioco online nella maniera più corretta e meno dannosa possibile.
I videogiochi, anche se belli, causano svariati problemi alla nostra vita: fisici, mentali e anche sociali, per via della dipendenza. In molti soggetti provocano il conseguente bisogno di isolarsi per “giocare senza nessun disturbo”. Inoltre l’uso eccessivo dei videogiochi può determinare gravi problemi fisici perché, come dice l’autore Roberto Alborghetti, giocando troppo c'è il rischio di avere attacchi epilettici che possono causare danni alla nostra vita quotidiana. Bisogna stare sempre attenti, quando si usano i social o si gioca a videogiochi, a rispettare molte regole e soprattutto bisogna prestare attenzione nella scelta del compagno di giochi, in quanto non dobbiamo mai rivelare i nostri dati personali agli sconosciuti. Inoltre, quando giochiamo ai videogiochi, dobbiamo sempre leggere le precauzioni di sicurezza e dobbiamo controllare quanto indica il PEGI che non è altro che il Pan European Game Information, il quale indica l’età minima richiesta per l’utilizzo di determinati giochi. Certo non è piacevole seguire tali indicazioni prima di giocare ma è di fondamentale importanza farlo soprattutto perché ne è compromessa la nostra sicurezza e la nostra crescita. Io stesso, quando uso i videogame, vorrei giocare tutto il giorno ma poi penso ai rischi che corro così limito i tempi di gioco per dedicarmi a cose che mi piacciono in egual modo. Non so se sono mai stato dipendente da qualche gioco, ma di sicuro passavo ore e ore a giocare ad un gioco chiamato fortnite, un gioco per playstation molto conosciuto: lo scopo principale di questo gioco è vincere le partite uccidendo gli avversari. Fino a qualche anno o mese fa mi divertiva molto giocarci infatti passavo “troppo” tempo, soprattutto durante le vacanze estive ma attualmente il mio interesse sta venendo meno forse perché crescendo comprendi che ci sono cose molto più importanti che giocare a questi videogiochi. Io consiglio a tutti di non perdere troppo tempo ma dedicarsi sempre di più allo studio e fare sport; perché giocare ai videogame peggiora soltanto la nostra vita, non la migliora.
I VIDEOGIOCHI
di
Giuseppe Riccardi
Veronica Bisceglie
Ciao mi chiamo Veronica, qualche giorno fa, a scuola,
abbiamo iniziato a leggere un libro :(De)generazione
digitale. Parla soprattutto di come noi adolescenti siamo
ossessionati dai video game senza renderci conto delle
conseguenze: per esempio, che la luce blu fa male a gli occhi
e quindi bisogna mettersi almeno a un metro di distanza dallo
schermo, magari utilizzando anche il metodo del 20-20-20.
In realtà, non ho mai giocato ai videogames però mi è capitata una
cosa del genere qualche anno fa: avevo appena finito la quinta
elementare e finalmente ebbi il mio primo cellulare, mi scaricai tik tok senza però un profilo. Io non ero molto fissata con il mio cellulare ma, quando iniziò il lockdown, tutto cambiò, non avevo niente da fare
quindi tik tok, per me, era diventata una vera dipendenza, giorno e notte. Con il passar del tempo ho capito che era sbagliato stare sempre al cellulare ma avere anche dei tempi di pausa. Io consiglio, soprattutto a chi gioca alla play, di fare magari delle pause tipo quindici o venti minuti e non superare almeno un'ora e mezza. Questi sono consigli, secondo me,
molto utili per non danneggiare la vista o non rovinare i propri timpani con il volume adeguato. Ma rispettare anche le precauzioni di sicurezza del gioco è molto importante, in quanto giochi violenti potrebbero portare danni a chi non ha l'età giusta.
Sofia Mongiello
I videogiochi per i ragazzi stanno diventando una vera e propria dipendenza. Vediamo tanti adolescenti davanti ad uno schermo per ore ed ore.
Secondo me, bisognerebbe mettere dei limiti ma, non utilizzando app per bloccare dopo una certo tempo il dispositivo, ma semplicemente rendere i ragazzi autonomi, rendendolo responsabile del rispetto di limiti orari. Un tempo perfetto potrebbe essere di due ore al giorno, dopo aver finito di studiare.
Personalmente fino a qualche tempo fa non avevo interesse per i videogiochi, a differenza di mio fratello che ormai gioca svariate ore al giorno. Così, incuriosita, un giorno presi una consolle e iniziai ad usarla: ci ho giocato assiduamente per tutta l’estate. Sono stata talmente coinvolta che i miei genitori me l’hanno sequestrata. Devo ammettere che l’esperienza dei giochi virtuali è molto affascinante e puoi condividere tutto con i tuoi amici con i quale parli in tempo reale tanto che sembra che si stia tutti in una stanza. A differenza di prima, dopo circa un’ora mi annoio. Sento spesso dire che l’utilizzo eccessivo di tali dispositivi potrebbe provocare bruciore agli occhi, pesantezza alla testa, mancanza di appetito e addirittura crisi di epilessia. Io non ho mai avvertito nessuno di questi sintomi, tranne qualche volta che dopo aver giocato per ore ho avvertito stanchezza alla vista e frastuono alle orecchie per via delle urla degli amici in gioco.
Vedo i miei genitori alle prese con mio fratello, che spesso eccede: loro ritengono che, quando gioca, ha sbalzi di umore ed è capriccioso ed irritante.
Personalmente ritengo che i giochi virtuali sono molto divertenti ma come per tutte le cose, bisogna farne uso e non abuso.
Giuseppe Luiso
Spesso non ci rendiamo conto del tempo che perdiamo, tempo che potremo usare per crescere, anche se ci provassimo all’infinito, non riusciremo a completare un videogioco. Per diminuire il tempo di gioco, potremmo mettere un timer, tramite il controllo parentale. Personalmente non sono mai stato ossessionato da un gioco. Il tempo standard, che mi sono stabilito è di al massimo 50 minuti. Un giorno ho giocato per più di un’ora ad un gioco molto popolare: Minecraft. Ero così preso dalla volontà di sopravvivere nel mio mondo, che ho perso di vista l’orario. Minecraft è un gioco in cui puoi creare diversi mondi che io prediligo nella modalità creativa, perchè mi piace costruire varie strutture. Spero vivamente che il gioco non sia mai ossessivo per nessuno, vivendo al meglio le proprie vite.
Nicolo' Perrini
Dopo la lettura del 5° capitolo del libro “(DE)GENERZIONE DIGITALE”, che ci è stato proposto recentemente dalla nostra professoressa di italiano, scritto da Roberto Alborghetti, ho riflettuto sulla tematica analizzata, ovvero l’uso dei videogames e ne ho tratto alcune considerazioni.
Il primo argomento trattato è stato la violenza presente nei videogames come, ad esempio, Fortnite, GTA ecc. Ho da dire che questi giochi sono tra i più diffusi in circolazione e questo ha catturato l’interesse dei più giovani che si sentono nella fascia d’età consona per poter fare utilizzo di tali software.
Non nego che abbiano attirato anche la mia attenzione, infatti ho giocato per molti anni al videogioco Fortnite. Giocavo ad esso su qualsiasi dispositivo: PC, Xbox, e persino da telefono.
Ogni giorno cercavo di ricrearmi un ritaglio di tempo per giocarci.
Dopo ogni lunga giornata a scuola, durante l’uscita, tra amici, ci dicevamo le solite frasi :”Ci vediamo su Fort! (Abbreviazione di “Fortnite”)”
Ho smesso di giocarci solo da qualche mese, quando mi sono reso conto che sprecavo tempo prezioso che potevo utilizzare per attività più interessanti. Certo posso dire che in effetti era l’unico videogame che utilizzavo, in quanto i miei genitori mi hanno sempre proibito di acquistare GTA ed altri giochi similari molto più violenti di Fortnite e anche di vedere serie televisive come Squid Game, che in realtà non avrei comunque visto perché tali tipologie di serie TV mi turbano e non rientrano tra i miei interessi.
Quando gioco ai videogames, per evitare di cadere di nuovo nelle “grinfie” del gaming, preimposto delle sveglie che, quando iniziano a squillare, indicano che il mio tempo di gioco è finito e che devo iniziare un’attività diversa.
Penso che, come ogni buon gamer sappia, esistono dei limiti di età che vanno visionati prima di scaricare un gioco. Fortnite ha di recente cambiato il suo limite di età da PEGI 16 a PEGI 12, a causa dell’età dei suoi giocatori. Quando iniziai a giocarci, Fortnite era un PEGI 16; ciò vuol dire che ero ben 7 anni sotto il limite di età stabilito.
Consiglio vivamente di non seguire il mio esempio e di cercare di essere responsabili sin dalla prima volta che vi troverete in mano un joystick, ad esempio visionando la sigla PEGI, stabilendo dei limiti di tempo per il gioco, utilizzando la regola del 20-20-20 (20 minuti di gioco, pausa e focalizzare lo sguardo su un punto distante 20 metri e 20 minuti di intervallo prima di riprendere il gioco), valutando se il gioco che acquistate sia adatto per voi ecc.
In conclusione posso dire di essere stato dipendente dai videogiochi per un bel pò di tempo ma adesso, dopo l’esperienza vissuta, penso di essere pronto ad un utilizzo più responsabile del mondo del gaming stando sempre attento a non superare il limite di tempo dedicato al gioco, online e non e a dedicare molto più tempo allo sport, alla famiglia e ai miei amici.
Michela Colasanto
Personalmente più che essere dipendente dai videogiochi , passo più tempo sui social. Quando avevo sei-sette anni , mi capitava di spendere qualche ora giocando con il tablet e questo mi distraeva dallo studio . Secondo me una soluzione alla dipendenza dai videogiochi sarebbe un'attività sportiva e un hobby come la lettura, il dise gno,la musica .Penso che il gioco debba esserci nella vita di un ragazzino ma in maniera controllata, come passatempo nei momenti di noia e come strumento educativo . Questo pero’ solo dai nove anni in su. E’ molto importante il ruolo dei genitori, che possono abituare i loro figli a fare uso dei videogiochi in modo non dannoso. Si potrebbero fissare dei limiti di tempo e delle regole su quali giochi evitare.
Ci sono tanti adolescenti che non ne sanno fare a meno, pensano solo a quello e passano tutto il tempo della loro giornata attaccati davanti uno schermo senza distogliere mai lo sguardo.
Il modo giusto, per far distaccare i ragazzi, secondo me, è far scoprire qualcosa di nuovo al ragazzo dipendente, sperando che si appassioni e dimentichi per un po’ i videogame.
Anche io ho avuto una dipendenza da un videogioco
In estate ho scoperto un gioco chiamato “Genshin Impact”.
Genshin Impact è un RP, ovvero un gioco di ruolo ambientato dei vari paesaggi realmente esistenti.
Ci giocavo tutti i giorni e ci passavo tutto la giornata.
Ne ero così ossessionata che un giorno ci giocai per più di sette ore consecutive.
Per fortuna il campo scout mi ha fatto smettere di giocarci e mi sono anche un po’ disintossicata da internet, visto che lì non avevamo nessun dispositivo tecnologico.
Ancora oggi ci gioco, ma non arrivo più a quelle impressionanti ore.
Dopo tutto, anche con i loro pro e i contro, sono anche i videogiochi una forma d’arte, il solo problema è che si tratta di un'arte giovane, molto spesso usata male.
I videogiochi ti aiutano a farti conoscere cose nuove, che forse prima non sapevi.
Alessandra Cazzolla
Michele Liso
Questi giorni mi sono soffermato sul capitolo 5 del libro “(DE)GENERAZIONE” dell’autore Roberto Alborghetti, che riguarda la VIOLENZA dei videogiochi del momento. Io sono pienamente d’accordo con l’autore in quanto esprime la sua rabbia nei confronti dei genitori che acquistano dei videogiochi come “Grand Theft Auto” che poi vengono regalati addirittura ai minori di 13 ANNI, quando l’età consigliata per l’acquisto equivale a 18 anni. Ma il vero problema non sono gli acquirenti, ma bensì i venditori che, prima di cedere il gioco ai genitori, non fanno domande sull’età del destinatario dell’acquisto effettuato. Inoltre credo che i videogiocatori debbano fare più attenzione mentre giocano, in quanto, se molto vicini allo schermo della console, potrebbero danneggiare la propria vista; ma non solo! Infatti se alzano molto il volume delle proprie cuffie o della propria tv (superiore ai 90 dB) potrebbe danneggiarsi anche il loro udito. In conclusione è molto importante osservare anche le informazioni riguardanti il gioco, sempre scritte sulla parte posteriore dell’involucro, che potrebbero salvare il modo di pensare e di agire di molti videogiocatori.
Gloria Sicolo
Leggendo il libro (DE)GENERAZIONE DIGITALE di Roberto Alborghetti, ho raccolto alcune informazioni che
mi possono tornare utili in futuro. Dopo aver letto, questo libro ho ricevuto la conferma che, in qualunque
difficoltà un ragazzo o un bambino si trovi, un adulto può sempre aiutarlo. Penso che la maggior parte di
adolescenti, ragazzi e bambini sono o siano stati dipendenti da un’app o da un videogioco. Ho avuto il mio
primo telefono a dieci anni e per me è stata una grande conquista poiché altri miei amici lo possedevano
già da tempo. Finalmente potevo installare giochi, app e anche qualche social, come tik tok Conoscevo
quest’app già da quando ero un po’ più piccola, ovvero a 8 anni e lo avevo installato sul telefono di mio
padre. Iniziai a fare video per divertimento e creai, all’insaputa di mia madre, un profilo con il quale arrivai
a mille follower che per me, erano tanti. Ogni giorno, in ogni momento, quando mio padre era a casa,
prendevo il cellulare per passare del tempo su tik tok. Con il passare del tempo non riuscivo più a farne a
meno ma quando iniziò la scuola fui costretta a passarci molto meno tempo. Una sera, mia sorella mi
obbligò a toglierlo perché non conoscevo i rischi che stavo correndo, dato che avevo un profilo pubblico e
ricevevo link da account strani come, ad esempio, da Jonatal Galindo. La sera stessa, scoppiai a piangere
cercando di convincere i miei genitori a farmelo rimettere ma tutto fu inutile. Però solo quella sera capì di
esserne dipendente. L’anno scorso, l’ho rimesso sul mio nuovo cellulare ma con un profilo privato, facendo
più attenzione e soprattutto cercando di non starci troppo tempo. Ho capito che è meglio trascorrere il
proprio tempo libero leggendo un libro e praticando altre attività. Tuttavia, devo ammettere che lo
smartphone e i vari social come instagram permettono ai ragazzi della mia età di essere sempre connessi
ovunque e in qualunque momento della giornata permettendoci anche di essere a volte anche più
spontanee di quanto lo siamo nella vita reale.
Federica Vacca
Dopo aver letto il 5^ capitolo del libro "(DE)GENERAZIONE DIGITALE" vorrei parlarvi delle mie esperienze di videogioco e dei consigli che ritengo utili per uscire da questo tunnel.
Pochi anni fa' credo di essere stata dipendente da videogiochi; ricordo ancora che spendevo molte ore della giornata sul tablet, allontanandomi da tutte le altre persone.
Non erano assolutamente giochi violenti ma giochi con gare da superare e livelli da raggiungere, che mi intrattenevano così tanto tempo al punto di non riuscire più a distinguere la realtà dalla fantasia.
Alcuni giorni per le tante ore attaccata al tablet i miei occhi iniziavano a bruciare e a lacrimare e riscontravo problemi nel sonno; sottraevo tempo allo studio, infatti iniziai a riflettere molto e decisi di stabilire delle regole: 1 ora e mezza solo 2-3 volte alla settimana mi sarei dedicata ai videogiochi.
Incominciai a fare sport, che mi aiutò molto sia fisicamente che mentalmente, trovai liberatorio provare ad esprimere le mie emozioni attraverso il disegno e soprattutto dedicai tempo alla mia famiglia.
Katriina Ignomeriello
Ci sono molti ragazzi che per colpa dei videogiochi, la maggior parte delle volte, ne rimangono ossessionati,ma ciò non succede solo per essi ma anche per i social.
A me sono capitati entrambi i casi, uno questa estate quando improvvisamente è andato virale Stumble Guys un gioco dove devi superare tre partite con 32 altre persone e l’obiettivo sarebbe quello di qualificarsi fino ad arrivare all’ultima partita e vincerla arrivando primo.Si raccolgono corone ogni volta che vinci, ed era questo che mi tratteneva ore e ore davanti lo schermo pur di riceverne il massimo punteggio suprando gli amici .Ora ho 110 corone,ma non ci gioco ormai da mesi.Credo di aver avuto e forse continuo ad averla una vera e propria dipendenza per Tik Tok un social spopolato ormai da anni nato come Musically,ci sono video “passatempo” ed io non riesco a smettere di guardarli per ore intere.Non sono di certo l’unica credo che ognuno di noi ragazzi abbia avuto una “ dipendenza” per dei videogiochi e social,un modo secondo me per risolvere questo problema sarebbe rendere più divertente non solo quello che si trova online, così da poter stare il meno tempo possibile su telefoni e PS riducendo il numero di adolescenti ossessionati da videogiochi.
Sofia Lavacca
I vantaggi che ci offre la tecnologia sono molti, come altrettanti ne sono gli svantaggi e le problematiche che causa quest’ultimo. La tecnologia credo che sia la più importante fonte di ricchezza. Uno tra i vantaggi è la disponibilità di informazioni molto utili senza ulteriori pagamenti. Mentre uno tra gli svantaggi più noti è quello degli hacker e altrettanto il cyberbullismo. Numerosi sono i casi di hackeraggio (pirateria informatica) nel mondo, come tante sono le soluzioni. Hackerare un account di gioco può essere la prima parte di un cyberattacco più complesso; spesso gli utenti usano la stessa password per vari account, così i cybercriminali ne approfittano per attaccare quelli meno protetti. Una soluzione potrebbe essere quella di creare password complicate o scaricare gli anti virus. Delle regole importanti da rispettare sono quelle di stabilire un tempo adeguato per l’uso di videogame, installare giochi o altro ADATTI alla nostra età, impostare un volume delle cuffie al di sotto dei novanta decibel. Se le regole non vengono rispettate, i giochi possono causare dipendenze, attacchi epilettici, disturbo agli occhi fino ad arrivare alla cecità. Personalmente non ricordo di esser stata dipendente da un gioco in particolare. Ma a pensarci bene ce n’è stato uno che anni fa mi “attraeva”: Brawl Stars. Tutt’ ora solo a parlare di questo gioco mi vergogno e disprezzo altamente quelle ore che sprecavo su questo videogame. Quando iniziai ad avvertire un leggero fastidio agli occhi capii subito di dover abbandonare questo gioco prevenendo ulteriore fastidio. Così applicai il sistema 20-20-20.Esistono però dei giochi molto pericolosi come la balena blu nonchè Blue Whale Challenge che porta al suicidio. Tutto ciò è al quanto spregievole per ragazzini tra i nove diciassette anni.
Giorgia Ruggiero
Secondo me, un modo efficace per risolvere il problema della dipendenza da videogiochi o app, sarebbe quella di spostare i propri pensieri dal gioco o dalle app, ad attività di svago e di divertimento che si potrebbero fare con gli amici parlando dei propri interessi. Non sono mai stata dipendente da un gioco ma forse da un’app sì, quella di TikTok. Non appena ebbi ricevuto il telefono, subito la installai, perché ne avevo sentito parlare e dopo qualche giorno iniziai a passarci le intere ore, vedendo vari video. Ora, per fortuna, non la utilizzo più tanto come prima perché, almeno il pomeriggio, non uso quasi mai il telefono. Credo che bisognerebbe sempre evitare di passare tanto tempo sugli apparecchi elettronici visto che potrebbe compromettere vari fattori nella vita di tutti i giorni come i seguenti: peggiorare la vista utilizzando schermate molto luminose o passarci intere giornate, senza nemmeno accorgersene, perdendo ciò che accadono intorno a noi. Bisogna essere attenti quando si naviga online, perché il principale rischio di sicurezza è quello di essere hackerati e l’hacker può, in qualsiasi momento, acquisire i dati personali e scoprire le password di ogni account.
Alessandra Schiraldi
Io non sono mai stata dipendente da un solo gioco ma da molti giochi. Ripensando al passato, un gioco che ho svolto molto tempo è stato Brawl Stars: andava di moda molti anni fa e consisteva in lotte armate contro altri giocatori presenti nella partita; ogni personaggio era già dotato di armi. Ogni volta che giocavo ero molto presa e non mi rendevo conto che il tempo passava quindi, non potendo stare sempre vicino allo schermo colorato, che mi interessava così tanto, mi staccavo solo per fare uno spuntini o per fare sport, e poi ricominciavo di nuovo a giocare. A tal proposito un mio consiglio, ma immagino anche di molti altri, sarebbe di staccare lo guardo da telefono, tablet, playstation o dispositivo che sia, per un tempo necessario a far riposare bene gli occhi, perché potrebbero sforzarsi così tanto da rendere necessario l’uso degli occhiali. Inoltre, è necessario creare un rapporto ancora più forte con i genitori, i parenti e gli amici.
Maria Rita De Liso
La nostra generazione si è sviluppata in un’epoca dove l’era digitale è molto alla moda e viene tanto utilizzata. Ci sono ragazzi che ne fanno un uso equilibrato e altri che la utilizzano in una maniera squilibrata fino ad averne dipendenza. E’ emerso ed è stato dimostrato che la felicità diminuisce in maniera proporzionale al tempo trascorso davanti ad uno schermo, per questo si dice che la nuova generazione è sempre più sola e depressa.
Credo che l’educazione all’utilizzo moderato dei dispositivi debba cominciare in famiglia. Nessuno strumento è buono o cattivo di per se, dipende sempre dall’uso che se ne fa.
Bisogna cercare di stimolare i ragazzi ad avere nuovi interessi e attività da svolgere per non rimanere incollati costantemente agli apparecchi elettronici. Amio parere lo sport è un’ottima e sana distrazione perché, oltre che a divertirsi, si pensa anche a migliorare le proprie capacità fisiche. Non sono mai stata dipendente dai videogiochi, ma questo non vuol dire che non ne sia appassionata. Mi capita spesso di giocare con le amiche nel tempo libero,facendo però attenzione a non esagerare e cercando di non oltrepassare l’orario prestabilito.
Per me sono dei momenti di svago, dove mi posso rilassare e posso passare del tempo in compagnia di altre persone.
Enrico De Caro
Online si possono camuffare dei programmi informatici nocivi chiamati in gergo tecnico “malware” che possono nuocere al nostro computer, dove sono registrate, di solito, i nomi, cognomi, numeri di cellulare, e-mail e numeri di carta di credito dei nostri genitori.
Ancora una volta vediamo i genitori che lasciano fare ai figli tutto ciò che desiderano, riempiendo così il computer di virus nocivi.
Internet, però ha anche dei benefici, noi alunni siamo i primi ad utilizzarlo per scrivere testi, fare presentazioni e codificare piccoli programmi.
Per questo internet è uno strumento che va usato in maniera sensata, utilizzandolo come strumento a nostro favore,
non facendoci sottomettere a quest’ultimo.
Per questo io sono del parere, come l’autore del nostro libro, che internet è uno strumento che se usato in maniera sbagliata può nuocere, così come se usato nella maniera corretta può essere usato come strumento utile a noi come studenti, ma anche alle altre persone.
Vittoria D'Aniello
Io non sono mai stata dipendente da un videogioco e non voglio mai diventarlo.
Preferisco passare del tempo a dedicarmi alle mie passioni e allo studio. Certo, qualche volta, è bello giocare un po’ ma senza esagerare, cerco di non passare più di un’ora vicino alla console poiché sono consapevole che il nostro corpo ne risente. Soprattutto i nostri occhi e il nostro cervello; ogni volta che giochiamo, gli occhi assorbono la luce blu, mentre il cervello non si arricchisce di informazioni utili alla nostra cultura. La dipendenza dai videogiochi causa anche altre conseguenze sul nostro corpo come il bruciore agli occhi, l’iperattività che porta anche ad avere un sonno disturbato ma porta anche ad usare linguaggi sbagliati che certamente non apprendiamo a scuola o a casa. Sarebbe, quindi, opportuno, mentre si gioca, fare delle pause, quindi distrarsi e portare la propria attenzione su qualcos’altro, stare molto attenti al volume delle proprie cuffie, perché questo può danneggiare il padiglione auricolare e, quindi è consigliato non superare il numero consigliato di decibel. E’ molto importante anche prestare attenzione alle persone contattate online, o agli attacchi hacker, di cui non bisogna fidarsi.
Alla luce di tutto ciò consiglio a me stessa e a tutti di non lasciarsi prendere tanto da internet e dai videogiochi ma di godersi la vita al massimo, stare con gli amici, passeggiare all’aria aperta, scoprire il mondo, stare con la famiglia e dedicarsi alle proprie passioni
e IMPEGNARSI FINO ALLA FINE.
Non sono mai stata dipendente da un videogioco, visto che a casa non ho nemmeno una playsation, ma purtroppo sin da piccola sono stata molto “ossessionata” da tiktok: una piattaforma digitale dove si possono pubblicare molti contenuti, interessanti o meno. L’ho scaricata quando avevo circa 10 anni e ho iniziato a pubblicare video dove ballavo oppure facevo il lip-sync con sottofondo le canzoni dei me contro te. Pochi giorni fa alcuni amici hanno trovato quel vecchissimo profilo e io non me ne sono vergognata! Ma ero molto preoccupata che le immagini della piccola Domy andassero in mani sbagliate quindi ho inviato quel profilo a tutte le persone che conoscevo dicendo: “Perfavore segnala questo account”. La vicenda si è conclusa bene visto che grazie alle molte segnalazioni il profilo è stato bloccato. Ora non pubblico mai nulla ma ancora sto cercando di stare il minor tempo possibile su tiktok, ora su quest’applicazione c’è una nuova modalità dove puoi inserire il tempo massimo per poterla usare (io uso questa modalità). Penso che stare molto tempo al cellulare non sia del tutto una cosa negativa, però purtroppo stando vicino ad un dispositivo elettronico ci allontaniamo dal resto del mondo; qualche volta tutti abbiamo bisogno di isolarci, stare da soli, rilassarci ma non bisogna mai dimenticare che sono le persone a noi care che riescono sempre a strapparci un sorriso, non uno stupido video trovato nei “Per te”.
Domiziana Teofilo
Giuseppe Balliana
Credo che i videogiochi, al giorno d’oggi, vengano utilizzati per sostituire passatempi molto più utili e concreti. Penso che una dipendenza da ciò che è astratto sia solamente insensata. I videogiochi potrebbero essere utilizzati tranquillamente ma la maggior parte delle volte sostituiscono
ciò che è essenziale per la vita: il rapporto umano.
Credo che la dipendenza non debba essere risolta con il sequestro della console ma con la creazione di nuovi impegni divertenti come uno sport o un corso a piacimento. Molti ragazzi sono legati ad un videogioco magari perché possiedono un oggetto raro o “di valore” ma non si rendono conto che se un giorno quel elemento andasse perso, la loro reazione sarebbe brutalmente
esagerata per qualcosa di astratto.
Ammetto anche io di essere stato dipendente da un videogioco e
ricordo bene anche quanto tempo ci sprecavo.
Quest’estate passavo interi pomeriggi e mattine a giocare sul telefono a Stumble Guys. Devo ammettere che l'ossessione che avevo era scaturita dal vedere i miei amici a livelli più avanzati. Ciò che mi ha permesso di smettere di giocare è stata la passione per la lettura. Il trovare hobby più sani e migliori mi ha aiutato tantissimo. Oggi non ho più dipendenza come prima dai videogiochi ma ho sviluppato un autocontrollo ed io stesso sono annoiato dopo qualche partita.
Samuele Nomice
Negli ultimi giorni, in classe abbiamo letto un libro intitolato “(DE)GENERAZIONE” che parla di come la nostra generazione stia troppo attaccata ai dispositivi elettronici.Io come videogiocatore qualche anno fa ero dipendente da un gioco chiamato “Fortnite”, ci giocavo le ore e ogni volta che smettevo di giocare ero molto nervoso. ho smesso di giocarci quando è iniziata la scuola media, perchè avevo troppi impegni e ormai mi annoiava giocare.Il libro parla anche di giochi che sono troppo violenti i quali hanno la sigla PEGI(pan european game information)18+ il che significa che solo i giocatori al di sopra dei 18 anni potrebbero giocarci cosa che in realtà non succede. secondo me per contrastare questa dipendenza da dispositivi elettronici, siamo noi che ci dobbiamo auto controllare e non i nostri genitori perché solo così possiamo capire quanto veramente stiamo su i dispositivi elettronici.
Alessandro Bruno
Nel 2020, come tutti noi sappiamo, arrivò il COVID-19: un virus che era molto pericoloso. Quest’ultimo partì dalla Cina per fare il giro di tutto il mondo e infettare quasi tutta la popolazione terrestre. Per proteggerci da questo dannato virus il governo italiano emanò il decreto secondo cui le scuole dovevano chiudere e noi eravamo obbligati a rimanere nelle nostre case senza poter uscire. Io in quel momento non avevo molti mezzi di comunicazione a parte il mio telefono. Allora chiesi ai miei genitori, come regalo di Natale, la PS4. La Play Station mi venne regalata ,come speravo, anche con un gioco cioè FIFA 21: appena vidi la copertina con uno dei calciatori più forti al mondo e uno dei miei preferiti, ovvero Kilyan Mbappé Lottin, io a quel punto capii che era il mio gioco preferito. Non ho dormito il 24 dicembre 2020 perché pensavo al giorno dopo in cui dovevo giocare a FIFA. Il 25 Dicembre 2020 iniziai a giocarci: questo è un gioco di calcio dove si possono fare campionati,tornei nazionali, tornei amichevoli, carriera allenatore e carriera giocatore. Io iniziai una carriera allenatore con la seconda squadra con cui il calcio mi ha cresciuto cioè il Barcellona. Ogni giorno giocavo insieme ai miei amici reali che però potevo sentire solo virtualmente fino a diventare un piccolo ossessionato di FIFA. A volte commettevo lo sbaglio di intrattenermi per molto tempo. In quel periodo più giocavo più mi dimenticavo di cosa era la realtà e il mondo reale anche perchè non potevo fare altro e non avevo particolari hobby. Perciò restavo quasi ogni pomeriggio a giocare alla play ed alcune volte con i miei genitori giocavo con giochi di società. Ora finalmente che sono andati via quei periodi bui mi sono concesso degli impegni settimanali per evitare l’attaccamento alla playstation.
I videogiochi, oggi, sono diventati molto popolari fra noi ragazzi e può accadere che noi diventiamo dipendenti dal nostro videogioco e ci costruiamo una realtà virtuale. Io ho provato a giocare ad un videogioco, ma non mi hanno mai appassionata. La maggior parte dei videogiochi di oggi, sono sempre più violenti e sofisticati, ma questo non vuol dire che tutti i giochi siano così. Secondo me, per farne un buon utilizzo, bisognerebbe stabilire delle regole. A mio parere, il tempo adatto sarebbe massimo due ore al giorno. Stare troppo tempo davanti ad uno schermo può portare risultati negativi: isolamento e tendenza all’introversione, difficoltà scolastiche per il tempo sottratto allo studio, problemi alla vista, sonno disturbato… ne sono l’esempio. Possono creare dipendenza generalmente perché non hanno una fine. Anche il volume troppo alto delle cuffie, quando si indossano, può portare problemi all’udito, infatti superare i 90 decibel è dannoso per l’orecchio. Ormai ai videogiochi si può giocare ovunque e con tutto, ma il problema non è lo strumento in sé a recare danni, ma l’utilizzo che se ne fa. Per classificare i giochi in base all’età dell’utente, c’è un sistema chiamato Pan European Game Information (PEGI), che è il metodo valido in tutta Europa per classificarli. Anche la regola del 20-20-20 consiglia di staccare periodicamente lo sguardo dagli schermi. In conclusione, è positivo l’utilizzo dei videogiochi, ma stabilendo determinate regole e limiti.
Giustina Somma
Ci auguriamo che le nostre parole, le nostre esperienze e le nostre emozioni rappresentino quella goccia ..di cui il mare non può fare a meno
le ragazze e i ragazzi della 2^A